Ne è scaturita una storia che indaga in modo fantastico, ironico e leggero, le vicende di un personaggio singolare, incastonato in un mondo in cui la rete e la virtualità si fanno unici vettori del rapporto materiale dell’individuo con il mondo, permettendo forme di feticismo sempre più pure ed astratte, e garantendo un efficiente isolamento dell’individuo dai apporti interumani. É questa, a nostro parere, una delle chiavi di lettura più potenti del cortometraggio, un fenomeno che trova l’estrema rappresentazione nei cosiddetti Hikikomori, ragazzi che vivono barricati in casa, prigionieri della virtualità e incapaci di affrontare rapporti reali.